L'olio di palma è uno degli ingredienti più frequenti negli alimenti confezionati in vendita nei supermercati. Basta leggere le etichette di un prodotto scelto a caso tra gli scaffali per rendersi conto che è contenuto praticamente ovunque: biscotti, crackers, taralli, caramelle, creme…persino in alcune marche di tortellini!
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E' un olio onnipresente nei prodotti alimentari industriali principalmente per il suo costo, inferiore rispetto ad altri oli, e per le sue caratteristiche che lo rendono un ottimo sostituto di burro e margarina, ricchi di grassi trans.
L'olio di palma è un olio vegetale che si ricava dai frutti della palma da olio. I semi vengono raccolti, sterilizzati, snocciolati, cotti, pressati e filtrati. In questo modo si ottiene un olio rossastro, ricco di antiossidanti,vitamine e minerali che però vengono persi durante il processo di raffinazione, attraverso il quale si produce l'olio di palma normalmente utilizzato dalle industrie alimentari.
Ma cosa c'è di sbagliato nell'olio di palma?
Tralasciando l'aspetto ambientale ed etico (deforestazione e sfruttamento del lavoro minorile in paesi come Malesia ed Indonesia), il problema dell'olio di palma è il suo alto contenuto in grassi, specialmente saturi, e la sua enorme diffusione.
Il limite giornaliero di grassi saturi si aggira intorno ai 16 grammi e già in un solo cucchiaio di olio di palma ne ritroviamo 6,7 grammi.
Certo, non lo consumiamo a cucchiaiate ma le piccole dosi di grassi saturi che introduciamo con i singoli alimenti che lo contengono, sommandosi a quelle introdotte con altri cibi come latte, burro, formaggi e carne ci fanno raggiungere e superare con facilità le quantità raccomandate.
L'olio di palma contribuisce quindi in maniera non indifferente all'aumento dei livelli di grassi saturi introdotti ogni giorno con la dieta (soprattutto per la sua enorme diffusione in alimenti non sospetti) influenzando i livelli di colesterolo LDL ed il rischio di malattie cardiovascolari.